LETTERA DAL FRONTE
Siamo al bivio più importante, forse il primo e l’ultimo, non siamo certo “i soliti noti”, chiamati a recitare “il copione”. Se ci siamo è perché avvertiamo che il tempo stringe e si corre seriamente il rischio che il depauperamento in atto trascini nel vuoto le istituzioni della Repubblica.
Senza presunzione riteniamo sia giunto il tempo di chiarire “chi siamo” e, tutti insieme, “cosa non siamo” e non vogliamo essere. Non amiamo il comando, convinti che Fare non fa il pari col Dire. Costruire con attenzione, rispetto e pazienza è cosa diversa dai fuochi d’artificio. Non siamo l’urlo roco del populismo a buon mercato, né la voce sguaiata dei replicanti solo per rancore. Non cerchiamo “serbatoi dell’ira” per racimolare consensi. Non useremo mai il linguaggio come una clava, né l’invettiva come forma del discorso.
Per noi la parola è un mezzo per intendersi e magari distinguersi, non per separarsi in amici e nemici.
Ci affidiamo al dialogo per affermare le nostre ragioni. Senza fantasie di potere: uno tra gli altri, uno contro gli altri.
Le nebbie che avvolgono il Paese non lasciano spazio né tempo alle vocazioni “dell’io, del sono, del comando e mi basta”. Occorre coerenza e credibilità nel modo di pensare e nel comportamento d’essere organizzazione. Nel metodo, che qui diventa contenuto. Nel rapporto tra chi, dalla balconata, promette, minaccia e abusa del “potere”, e chi lo rispetta!
Nel linguaggio, che sappia parlare non ai già convinti, ai “nostri” come si dice, ma alla platea ampia, larghissima, di coloro che soggiacciono al modello economico globale, incamminato verso il fallimento. Occorre cambiare anche gli strumenti, è il concetto d’organizzazione che non può restare così com’è. Bisogna sopperire alla tentazione del Dirigismo verticale proprio con l’opposto, per praticare l’orizzontalità con una diversa comunicazione, per fare l’eguaglianza nella parola e nell’ascolto “tra diversi”, per abitare un nuovo spazio liberato dai soliti vecchi monopolisti della decisione.
IL TUO, IL NOSTRO PROGETTO
Un programma, se ci sarà, verrà elaborato dal basso, con la più ampia partecipazione, senza pregiudiziali iniziali, né punti già scritti, con due sole eccezioni:
A. La salute, il benessere e la dignità appartengono a tutti. Fame e carenza di farmaci, conflitti e strumenti bellici una proibizione più forte di un dogma. Scuola coerente con il tempo nuovo, tra digitale e intelligenza artificiale.
B. La Centralità della persona, Ambiente, questione del lavoro, transizione ecologica, equa distribuzione della ricchezza ed una vita dignitosa senza alcuna distinzione e ad ogni età. Rispetto delle regole e la legge è uguale per tutti.
Tutto il resto sarà il compendio di tutti i suggerimenti da raccogliere in un percorso concordato, che tocchi ogni territorio con la libera partecipazione, nel confronto tra idee e proposte. Ma non commetteremo l’errore di aspettare “nuove” o tesine universitarie, che l’esperienza ci riporta ai “fuori corso” che invecchiano forse per convenienza nell’aula magna, senza aggiungere carne al brodo, con questa nota voltiamo pagina.
Per amico: andiamo avanti.
Rocco Tiso